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IL BOLLETTINO |
LA LUCE E LA GIOIA

Ci avviciniamo alla conclusione dell’Anno
della fede il prossimo 24 novembre, domenica
di Cristo Re. Lo abbiamo iniziato
l’11 ottobre dell’anno scorso celebrando il cinquantesimo
anniversario dell’apertura del Concilio
Vaticano II e il ventesimo anniversario della
pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Sono stati essi i due grandi avvenimenti
che hanno inciso nella dottrina e nella vita cristiana
e hanno dato un volto nuovo alla Chiesa.
Nell’Anno della fede, anche noi attraverso
questo Mensile del Santuario dello Sterpeto, abbiamo
avuto modo di vivere una particolare riflessione
e riscoperta della fede. Molte sono state le
celebrazioni, le meditazioni e le preghiere che ci
hanno accompagnato e aiutato. Abbiamo vissuto
i momenti storici della rinuncia di Benedetto XVI
il 28 febbraio e dell’elezione di Papa Francesco il
13 marzo: due Papi diversi per personalità, vita e
azione pastorale, ma complementari nel rendere
sempre più saldo il rapporto con Gesù Cristo, nel
sentire l’appartenenza alla Chiesa di Gesù e nel
vivere la testimonianza cristiana.
Una delle grandi e concrete conseguenze che
vogliamo trarne e sperimentare è la luce e la gioia
della fede cristiana e del nostro essere cristiani.
Uniamo “luce” e “gioia” perché non ci può essere l’una senza l’altra. Tutte e due provengono
dalla fede e ci fanno sentire l’entusiasmo del
credere e del testimoniare la nostra fede in Gesù nella Chiesa, tra le sofferenze della vita e le consolazioni
di Dio.
I due speciali documenti pontifici di questo
Anno della fede, quello iniziale “La porta della
fede” di Benedetto XVI e l’Enciclica “La luce della
fede” di Papa Francesco, in vari modi ripropongono
continuamente, le realtà di luce e di gioia
che ci vengono dalla fede “professata, celebrata,
vissuta e pregata”.
La luce di essere cristiani si fonda e consiste
nel rapporto che abbiamo e che viviamo con
Gesù, per quello che Lui è, per come il Vangelo
ce lo dice, per la vita della Chiesa nei suoi cristiani
migliori. Come luce Gesù è presentato sin dagli
inizi (Gv 1,4-5.8-9) e si presenta Egli stesso: “Io
sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). E ancora: “Io sono venuto nel mondo
come luce, perché chiunque crede in me non
rimanga nelle tenebre” (Gv 12,46). Come luce
Gesù vuole i suoi discepoli, cioè noi cristiani: “Voi
siete la luce del mondo… Così risplenda la vostra
luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre
opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Gv 5,14-16). Come luce vive la Chiesa,
la comunità dei credenti in Gesù, nel mondo,
secondo il primo documento del Concilio Vaticano
II sulla Chiesa, la “Luce delle genti”, la Chiesa,
santa perché santo è Cristo suo Capo e peccatrice
perché fatta da noi peccatori sempre bisognosi
di purificazione spirituale e morale.
Gesù è l’unica e vera luce, e noi siamo la sua
luce. Veniamo illuminati nella consapevolezza
di noi stessi, in ciò che siamo e possiamo, nella
concretezza delle nostre situazioni umane, spesso
complicate e difficili, nella comunione e comunicazione
con gli altri, nessuno escluso. Una
luce che per ora non riesce a superare la nostra
parzialità, precarietà e limitatezza, ma illumina il
presente e, come dice Papa Francesco all’inizio
della sua Enciclica, “schiude davanti a noi orizzonti
grandi… mostra gli orizzonti del nostro cammino,
in un tempo in cui l’uomo è particolarmente
bisognoso di luce” (Lumen fidei 4).
Illuminati e illuminando, ci consumiamo, come
la luce, senza spegnerci per cercare di realizzare
la nostra natura e missione, per procurare almeno
un po’ di luce e di calore agli altri.
La gioia di essere cristiani è conseguenza
della luce della fede in Gesù e del nostro rapporto
con Lui, in ogni circostanza. È la “grande gioia” annunciata a tutti alla nascita di Gesù: «L’angelo
disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una
grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, cheè il Cristo Signore”» (Lc 2,10-11). Gesù stesso ci
assicura la sua gioia: “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11). E rivolto al Padre: “Dico queste cose
mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano
in se stessi la pienezza della mia
gioia” (Gv 17,13).
Noi cristiani abbiamo la gioia di
Gesù, che è “frutto dello Spirito” (Gal 5,22) e non può venir meno: “Nessuno vi potrà togliere la vostra gioia” (Gv 16,23). Perciò S.
Paolo poteva dire: “Sono pieno di consolazione,
pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione” (2 Cor
7,4).
Al riguardo è stata stimolante, come al solito,
l’omelia di Papa Francesco durante la Messa
mattutina del 10 maggio, col suo linguaggio chiaro,
concreto e diretto. Ne riportiamo alcuni passi: “Il cristiano è un uomo e una donna di gioia. Non è l’allegria, che è buona, ma viene da momenti
congiunturali, dai motivi del momento. Ma la gioia è di più. È una cosa più profonda. È un dono.È un’altra cosa. È un dono del Signore. Ci riempie
da dentro. E questa gioia è nella sicurezza che
Gesù è con noi e con il Padre”.
Il Papa aggiunge una nota interessante: “La
gioia non può diventare ferma; deve andare. La
gioia è una virtù pellegrina. È un dono che cammina,
che cammina sulla strada della vita. Cammina
con Gesù: predicare, annunziare Gesù. La gioia
allunga la strada, allarga la strada. È proprio una
virtù dei grandi”.
A conclusione di questa riflessione noi devoti
della nostra cara Madonna dello Sterpeto chiediamo
la sua intercessione perché diventiamo
sempre maggiormente cristiani di fede e quindi
animati dalla luce e dalla gioia di Gesù. Ripetiamo
alla Madonna “madre della Chiesa e della nostra
fede” la bella preghiera conclusiva della Enciclica
di Papa Francesco “La luce della fede”: “Aiuta, o
Madre, la nostra fede! … Aiutaci ad affidarci pienamente
a Lui, a credere nel suo amore, soprattutto
nei momenti di tribolazione e di croce, quando
la nostra fede è chiamata a maturare. Semina
nella nostra fede la gioia del Risorto … Insegnaci
a guardare con gli occhi di Gesù, affinché Egli sia
luce sul nostro cammino. E che questa luce della
fede cresca sempre in noi…”.
P. Ferdinando Pentrella osj
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