La tradizione ipotizza, verso la fine del secolo IX, in un
luogo pieno di sterpi a circa 3 chilometri ad oriente di Barletta,
una presenza cenobitica di monaci Basiliani, probabilmente
venuti sulle coste pugliesi al tempo delle persecuzioni iconoclaste
in Oriente. Il Cenobio dalla iniziale giurisdizione episcopale
di Canosa passa a quella di Trani in seguito alla distruzione
di Canosa da parte dei Saraceni guidati da Seudan nell’862.
Si presume che siano stati i Basiliani a portare l’Icona
della Madonna e poi a nasconderla per paura di funzionari greci
iconoclasti oppure di incursioni saracene. Si tramanda poi
la notizia di un suo ritrovamento a metà del secolo
XVII. Si tratta di una tradizione orale, priva di certezze
documentali, per cui è possibile fare solo delle congetture.
Più probabilmente l’Icona fu portata da Crociati
e lasciata in un convento benedettino allo Sterpeto, vicino
all’ormai interrato “porto del Papa”, sulla
spiaggia di Levante, punto di partenza e di arrivo di Crociati.
L’Icona ha subito, nel corso dei secoli, un “radicale” rimaneggiamento:
della pittura originale è rimasto solo un accenno di
cornice all’angolo destro superiore. |
Primo documento scritto riferito
all’esistenza di una chiesa nel villaggio Sterpeto. È una
bolla pontificia, conservata nell’Archivio del Capitolo
della Cattedrale di Trani, in cui Innocenzo III conferma all’Arcivescovo
Bartolomeo di Trani i suoi diritti acquisiti sul villaggio
dello Sterpeto. |
Una lapide, tuttora esistente
nel presbiterio del vecchio Santuario, attesta l’esistenza
allo Sterpeto di un monastero di stretta clausura di Benedettini
appartenenti al priorato del Monte Sacro, sul Gargano. |
Da vari documenti si deduce
la presenza nel monastero dello Sterpeto di Benedettini appartenenti
al ramo dei Cistercensi di Arabona. Lasciarono il convento
forse a causa di saccheggi operati da Ungheresi e Durazzeschi.
Si congettura, ma senza il conforto di alcun documento, che
andando via abbiano nascosto per una seconda volta l’Icona
in una cripta sotterranea. |
La chiesetta va in rovina.
Sopravvive solo una cappella rurale. Lo Sterpeto si riduce
ad un’azienda agricola, condotta da un delegato dei Canonici
di S. Maria. |
Il villaggio Sterpeto viene
distrutto da Renzo da Ceri. |
Una nutrita documentazione
attesta la presenza alla chiesa dello Sterpeto dei Frati
Minori Conventuali. Dall’esame previo ricognitivo durante l’ultimo
restauro dell’Icona (1978) risulterebbe la fine del ‘500
il periodo in cui la tavola, portata presumibilmente da Crociati,
viene radicalmente rimaneggiata, con l’innesto di un
volto bizantino del ‘300 e una nuova impostazione del
disegno pittorico. |
La chiesa diventa abbaziale
ed è governata dai Benedettini dell’Abbazia di
Montecassino.
Dopo il 1670 dalla Congregazione dei Ss. Apostoli di Roma viene affidata al clero
secolare. L’affidamento durerà fino al ritorno dei Cistercensi nel
1935. |
Una terribile peste riduce
la popolazione di Barletta. La tradizione, sostenuta da storici
locali ma non documentata, parla di un ritrovamento in quel
periodo dell’Icona della Madonna da parte di contadini,
in una celletta sotto il monastero semidistrutto. Viene costruita
una modesta “cappella”. |
Dopo la peste… un terremoto
provoca danni a diversi edifici della città ma non alle
persone. In quella circostanza, per la prima volta, l’Icona
della Madonna viene portata processionalmente a Barletta ed
esposta in Santa Maria. Le Vergine è proclamata Protettrice della Città (31 maggio). Intanto allo Sterpeto la modesta
cappella viene abbattuta e si costruisce una nuova chiesa:
l’attuale vecchio santuario. Problematica, ancora una
volta per mancanza di documenti, la data precisa di questa
costruzione; una problematica complicata anche dalla scoperta,
durante l’ultimo suo restauro esterno, di alcune monofore
a stile trecentesco… |
Vengono consacrati i tre
altari della Chiesa. |
Si crea una Deputazione
di cittadini barlettani devoti per il culto della Madonna dello
Sterpeto. |
La Deputazione, per ricordare
il suo ventennale, promuove la costruzione sull’altare
maggiore della spalliera in marmo policromo, nella quale troneggia
la Vergine Protettrice della Città. |
La chiesa rurale dello Sterpeto
viene prolungata con l’aggiunta del così detto “Cappellone”,
che fa da abside. In seguito i due altari laterali vengono
arricchiti di due tele raffiguranti i Compatroni di Barletta:
S. Ruggero (a destra) e la Santa Croce (a sinistra). |
Nell’anno della proclamazione
dell’Immacolata Concezione, un comitato di fedeli devoti
promuove la costruzione dell’arco trionfale che dalla
strada provinciale apre il vialone alberato che conduce al
Santuario. Segue un progressivo impoverimento e quasi abbandono
del Santuario. |
Prima edizione della monografia “La
stella di Terra Baruli”, con cui il Canonico D. Ruggero
Di Cuonzo rilancia la devozione mariana. Il volumetto avrà altre
tre edizioni 1932,1956,1962. |
Il Prof. Corrado Mezzana,
membro della Pontificia Commissione di arte sacra, fa una ricognizione
dell’Icona, rilevandone lo stato di degrado e suggerendo
un inderogabile e accurato restauro. Non se ne fa niente. |
Il Comitato delle feste religiose
organizza le solenni celebrazioni del Secondo Centenario della
proclamazione della Beata Vergine dello Sterpeto Patrona di
Barletta. |
Posa della prima pietra
di un convento accanto alla chiesa, in attesa dell’arrivo
dei Monaci Cistercensi. |
A distanza di oltre cinque
secoli tornano i Benedettini Cistercensi di Casamari a reggere
il Santuario. |
Dopo la Peregrinatio Mariae,
il Prof. Amerigo Barracchia esegue sull’Icona l’atteso
restauro. In realtà si tratta di un secondo restauro.
Il primo deve essere avvenuto in un tempo non precisato, forse
tra il settecento e l’ottocento. Il restauro non riscuote
l’universale consenso e non risolve tutti i problemi
ricognitivi e ricostruttivi della “Tavola”, che
risulta composta da cinque pezzi. |
Per incomprensioni col clero
locale i Cistercensi lasciano il Santuario e tornano alla loro
casa madre. |
Arrivo dei Padri Giuseppini
di Asti. Si avviano nuove realizzazioni strutturali e iniziative
pastorali. |
Viene pubblicato il primo
numero del Bollettino mensile del Santuario. |
Il Cardinale Alfredo Ottaviani
incorona la Sacra Icona, in occasione del primo Centenario
dell’Arcidiocesi di Barletta. |
Costruzione del nuovo
e moderno Santuario, che diviene parrocchia nel marzo 1969 e negli anni
successivi si arricchisce di artistici elementi decorativi. |
Terzo restauro dell’Icona,
condotto con metodi strettamente scientifici dal Dott. M. Giove
e dalla Dott.ssa C. Del Core-Carminati della Soprintendenza
ai Beni Culturali della Provincia di Bari. Il restauro permette
di far luce sui precedenti interventi e, forse, anche sull’originale
provenienza del sacro dipinto che viene riportato alla sua
rappresentazione iniziale. |
Maria
SS. dello Sterpeto - un nome, un messaggio |
Restauro esterno del vecchio
Santuario. |
Alle ore 20,00 Celebrazione
dell’Eucaristia presieduta da Mons. Pichierri, benedizione
delle nuove corone offerte dal C.F.P., presidente il Sig. A.
Stagnì. |
SS.
Nome di Maria - Benedizione
del grande mosaico del frontone del Santuario |