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IL BOLLETTINO - Sacerdoti del Signore... benedite il Signore

Grazie, don Gino

Caro don Gino,
quale dono immenso avervi conosciuto. Approdai alla parrocchia di S. Andrea quand’ero una giovinetta. Per un periodo, quello della mia adolescenza, abbandonai la Casa del Padre, ma grazie a voi vi feci ritorno!
Sebbene provenissi da una zona diversa della città, mi bastò ascoltare una vostra omelia per decidere che sareste stato voi a prepararmi alla cresima, a celebrare il mio matrimonio e in seguito a battezzare il mio primogenito.
Fui colpita dall’amore per la vostra vocazione, dall’umiltà e dalla semplicità innata in voi, da quei lunghi silenzi che talvolta sapevano comunicare più delle stesse parole. Grazie!
Grazie per aver toccato questo cuore ingrato e che allora era instabile nella fede. Esso fu smosso da voi con la potenza dell’amore di Gesù e che traspariva abbondantemente dal vostro ministero. Grazie per avermi fatto comprendere l’importanza di appartenere a Cristo.
Con quanta premura nei mesi di maggio avete accolto nella vostra parrocchia di S. Andrea l’Icona della nostra protettrice, con quanto ardore i vostri occhi l’hanno contemplata. Da voi osannata e cullata, la nostra Regina! L’unica donna che avete amato più della vostra stessa madre.
Poi… il calvario.
Il discepolo di Gesù, esemplare e comunicativo, soprattutto nella sofferenza. La Croce, sorretta da Gesù e dalla Vergine Maria che vi hanno accompagnato fino all’ultimo istante di questo pellegrinaggio, senza mai abbandonarvi.
Il vostro testamento spirituale: splendida catechesi per tutti noi. Ancora una volta assoluta pienezza di umiltà e di smisurata richiesta di perdono: “Il male l’ho fatto tutto, il bene sono riuscito talvolta a salutarlo dall’altro marciapiede”.
Ma nello scrigno dei miei ricordi più belli, nella memoria fotografica, conservo un’immagine sublime, quella della domenica della Trasfigurazione. L’ultima celebrazione domenicale dove la vostra omelia, da molti percepita come un addio, fu per me una vera rivelazione. Accennaste a quanto e come il vostro volto si fosse trasfigurato nella sofferenza ma che probabilmente quell’aspetto mutato potesse piacere al Padre. Dopo seguì il battesimo di due gemelli ed ecco… improvvisamente un raggio di sole, proveniente dalla finestra sopra il Tabernacolo attraversò il vostro volto e questo divenne riflesso del Padre.
Una voce così sottile penetrò ancora una volta in questo cuore che non poté fare a meno di benedire e ringraziare la SS. Trinità per avermi voluta partecipe a quella stupenda celebrazione eucaristica, durante la quale la grazia fu ampiamente percepibile.
Ora, caro don Gino, mi piace immaginarvi davanti alla porta celeste, tra le mani avete un candido giglio bianco. Il vostro volto splendente come le vostre vesti. Impaziente, aspettate che arrivi qualcuno. Ma ecco venirvi incontro la donna più bella del Creato, l’unica della vostra vita! Accarezzandovi il volto, ora raggiante e commosso, spalanca le sue braccia e vi dice: “Vieni figlio mio. Quanto ho atteso! Cantami ancora “Ave Mari-stella”.
Grazie, don Gino.

Patrizia Dibitonto

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