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IL BOLLETTINO - Sacerdoti del Signore... benedite il Signore


Il 25 luglio si è chiusa in Cattedrale la fase diocesana della Causa di Canonizzazione di

don Ruggero Caputo, mistico dell’Eucarestia

Nel lungo svolgersi della storia della Chiesa, i grandi mistici hanno utilizzato la Sacra Scrittura e i Sacramenti come strumenti per vivere in comunione con Dio, questo in un modo verticale, per fondersi pienamente con l’Ente supremo, il Trascendente, l’Assoluto e in modo orizzontale con gli uomini e le donne del loro tempo, per testimoniare, predicare, esortare, incoraggiare. Lo hanno fatto regalandoci pagine di autentica letteratura e poesia cristiana, impregnate di tenerezza, frasi che coinvolgono il lettore su diversi livelli - razionale, emotivo, spirituale -, in un percorso che vede protagonista la triade lectio-meditatio-contemplatio (lettura-meditazione-contemplazione). Anche il “piccolo povero prete”, il Servo di Dio don Ruggero Caputo, di cui il 25 luglio scorso si è chiusa presso la Cattedrale di Barletta la fase diocesana della Causa di Beatificazione e Canonizzazione, ha lasciato alla comunità cristiana pagine ricche di un’autentica vita evangelica specificata nella sequela a Cristo redentore e salvatore delle anime e nell’amore a Gesù Eucaristia, fonte e apice di tutta la vita cristiana. Tutta la sua esistenza era protesa verso la contemplazione del dono d’amore che Dio ha lasciato all’uomo: l’Eucaristia: “La vocazione Eucaristica è contemplare l’Amore Infinito, penetrare nell’Amore, entrare in possesso dell’Amore, conoscere l’Amore, gustare l’Amore, godere l’Amore, attirare l’Amore alle anime e le anime all’amore, imitare l’Amore, seguire l’Amore dalla culla di Betlem alla culla del Tabernacolo…”.
Leggendo gli scritti di don Caputo si è attratti dal suo linguaggio, che è quello dei mistici; infatti, familiarizzando con essi, ti accorgi immediatamente di stare a leggere pagine simili a quelle di san Giovanni della Croce, del beato Charles De Foucauld, della beata Angela da Foligno o di santa Caterina da Siena. Sono tutti pensieri pregni di uniformazione e conformazione all’Amato. In essi vieni immerso in modo completamente orientato alla contemplazione “dell’Amore Infinito”: “Io canto a Te, dolcissimo Diletto, dell’anima mia, il mio canto d’amore che mi sale su dal cuore, che mi sale su dall’anima e che mi sale su da tutte le fibre del mio misero essere. Tu sei, mio dolce Gesù, il sospiro e il respiro dell’anima e del corpo mio. Tutte le mie membra si scuotono e si sciolgono in dolcezza e gioia al suono del Tuo Nome, al suono della Tua voce, al tocco intimo e delicato della Tua Divina Grazia. Te sognai al primo schiudersi della mia vita, Te cercai tra mille ansie fra i tortuosi sentieri delle mie prevaricazioni. Tutto per Te lasciai e specie i fallaci amori delle creature, perché tu solo hai preso possesso di tutti i miei affetti. Tu sei l’Amore, o Gesù, e sei la vita della mia vita. Vieni a me, o mio Diletto, vieni e prendimi tutto in Te. Io languisco nel desiderio di Te e nella sete di Te tutto mi struggo e mi consumo. Gesù, Gesù, Gesù, ecco io sono Tuo e Tu sei mio, per Te vivo, per Te soffro, per Te muoio…”.
L’esperienza cristiana del sacerdote barlettano ha raggiunto, dunque, una delle sue più elevate realizzazioni e manifestazioni: l’esperienza mistica. Questa la si può notare soprattutto nel suo ultimo scritto, vergato in ospedale il 25 maggio 1980 a venti giorni dalla sua morte: “Gesù mi ha sposato nel SS. Sacramento e io ho sposato Gesù nel SS. Sacramento. Il SS. Sacramento è la mia eredità, la mia sorte, la mia fortuna, la mia ricchezza, tutta la vita mia. Oggi nella grazia della Pentecoste, sotto i raggi dei doni dello Spirito Santo, Gesù ha voluto rinnovare questo suo sposalizio con me. E lo abbiamo rinnovato. Non c’era momento e Tabernacolo migliore del mio letto di sofferenza mio povero piccolo Prete… Io tuo, Gesù vivente nel SS. Sacramento, oggi ti sposo ancora per sempre nella mia Vita Eucaristica perché ancora di più tu ti doni a vivere con me la mia Vita Eucaristica nell’amore, nell’adorazione, nella riparazione e preghiera”.
Il Servo di Dio don Ruggero Caputo aveva raggiunto, così, la vetta dell’incontro: le nozze mistiche con l’Agnello (cfr. Ap 19,7), realizzando la vocazione a cui dovrebbe tendere ogni cristiano: la santità. “Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore” (Ct 8,6).
Tutti dovremmo farci guidare dai mistici, perché la forza della sequela Christi non sta tanto nell’evidenziare il peccato quanto nell’imparare ad amare Colui che seguiamo. Don Ruggero Caputo è davvero un uomo straordinario, un sacerdote che empatizzava con il Mistero dell’Amore, entrando nelle profondità del segreto dell’Amato:“Tu sei nata per amare, non per amare le creature, né per amare te, ma per amare l’Amore Infinito e nell’Amore Infinito pacificarti, quietarti, riposare, dormire… dimenticando tutto. ‘Inveni quem diligit anima mea’”. Se don Caputo ha avuto tanto fascino su tutti coloro che lo hanno seguito è perché, con il suo esempio, li ha attratti all’Amore, e come Giovanni il Battista ha introdotto i fedeli nella “cella vinaria”, luogo dell’intimità dell’Amato con l’amata.

p. Vito Lombardi CSsR

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